27 marzo 1978 -2016

Il ricordo di La Malfa non è mai di circostanza

Ricordare la morte di Ugo La Malfa il 27 marzo del 1989 non è mai una circostanza. D’allora ad oggi nessuno uomo politico è stato capace di prenderne il posto e continuarne l’opera. Lo stesso partito repubblicano non ha saputo al suo interno, indipendentemente dai momenti di successo avuti, mostrarsi alla sua altezza. L’eredità di La Malfa è come un peso che schiaccia tutti, per visione, conoscenza, competenza, sacrificio e disinteresse personale. Un caro amico con una lunga militanza del Pri si è quasi stupito che in occasione della ricorrenza del 27 marzo, l’Associazione mazziniana abbia inviato una sua delegazione a rendere omaggio alla tomba. I rapporti fra La Malfa e l’Ami furono spesso tempestosi, La Malfa era pur sempre colui che aveva chiesto al partito di spegnere i lumini a Mazzini. La sua provocazione esortava il partito a guardare alle sfide del futuro, eppure se si vogliono ritrovare le virtù di un Mazzini nessuno può trovale meglio che in Ugo La Malfa. Era un raro esempio purissimi di mazzinianesimo il suo, tale che non c’è bisogno nemmeno di ricordare Mazzini. Come Mazzini La Malfa, non solo percepì quale tipo di società sarebbe dovuta diventare l’Italia, ma prese abbagli clamorosi e subì cocenti sconfitte. Come Mazzini La Malfa ne pagò sulle sue spalle le conseguenze e mai fece nulla per disconoscere le sue responsabilità. E’ possibile che il partito repubblicano allontanatosi da Mazzini per non perdere il corso dell’attualità, come voleva La Malfa, abbia finito per non comprendere nemmeno quest’ultimo fino in fondo. Altrimenti è difficile spiegare tante scelte personali compiute di fronte a chi aveva un solo onore nella sua vita da rispettare quella dell’appartenenza al partito. E se qualcuno pensasse che in questo modo La Malfa fosse per lo meno sospetto di faziosità, equivocherebbe ancora; solo l’ideale del partito repubblicano, solo l’ideale mazziniano poteva dare una speranza di successo e di sviluppo della Patria. E ancora da temere che questo successo e questo sviluppo sia compromesso.

Roma, 27 Aprile 2016